Storia di una segnalazione Novembre 2012
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Era uno dei primi giorni di freddo, uno di quei giorni in cui la protezione civile dà addirittura l’allerta maltempo, quando è arrivata una telefonata, una segnalazione: “Fuori la fermata metro Subaugusta, a Roma, c’è un ragazzo molto somigliante a Fabrizio Catalano. Chiede soldi, è in evidente difficoltà.”.
Il cuore inizia ad accelerare e la mente a vagare: Torino – Roma… quanta distanza, quanti ostacoli tra noi? Tutto si interrompe, tutto ora è concentrato su di te. Iniziano le telefonate agli amici su Roma, si cercano numeri di chi possa aiutare. Nel frattempo arriva anche una foto di questo ragazzo: la voglia di abbracciarti mi acceca e non so più capire se sei tu quel ragazzo infreddolito fuori la metro a Roma o se è uno dei tanti “Fabry”. Riesco a chiamare la polizia di Roma Capitale che ha l’ufficio proprio lì vicino. Mi ascoltano, mi aiutano, escono e vanno sul posto. Tornano, mi chiamano, vanno sul sito, mi mandano foto appena scattate e… no, non sei tu neanche stavolta, mio Fabry! Il ragazzo non ha documenti e così viene attivata la procedura standard per l’identificazione. Le generalità fornite da lui non danno nessuna notizia: non c’è nessuna denuncia, nessuno lo cerca, nessuno sa chi è. I vigili lo chiamano Giovanni, italianizzando il nome che lui ha dato, gli fanno bere tè caldo, gli danno un paio di scarpe e qualcosa per vestirsi. Ormai sono passate diverse ore, fuori è buio e bisogna capire cosa fare: “Giovanni, vuoi andare in qualche struttura a dormire stanotte?”, gli chiedono. Ma Giovanni ride, preso dal suo mondo. Non sa dire dove abita, dice che ha i genitori lì vicino che lo aspettano, ma non sa dire dove. Riesce però a dire che anche quella notte, nonostante la pioggia, la vuol passare sulla sua panchina nel parco. Così è deciso, dunque, e i vigili escono di nuovo dall’ufficio con il ragazzo per riportarlo esattamente dove l’avevano trovato, fuori la fermata della metro Subaugusta.
Sono passati giorni e Giovanni è ancora lì, infreddolito, preso dal suo mondo, e chiede ai passanti qualche moneta.
Quel giorno si è spenta la speranza in quella segnalazione, ma ancor più forte è l’angoscia di madre. E’ quasi Natale e fa ancora più freddo: avrai vestiti con cui coprirti, scarpe con cui camminare, cibi caldi con cui saziarti? Sarai in mezzo a una strada, vittima dell’indifferenza, preso dal tuo mondo o sarai al caldo, da qualche parte, bene, in una nuova vita?
E’ quasi Natale, l’ottavo senza di te. L’ottavo in cui le luci del nostro cuore sono spente, ma sempre accesa è la speranza di trovarti.
Buon Natale, amore mio, a te e a tutti quei Fabry, come Giovanni, che molti non vedono o non vogliono vedere, che sono scomparsi dagli occhi ma mai dal cuore, e che sono INVISIBILI tra tanta gente!
A Natale vorrei, io vorrei, che gli invisibili, i senzatetto, le persone con problemi diversi…
prima passano le ore, poi i giorni, i mesi, gli anni…si dice che il tempo curi tutte le ferite, ma per queste ferite il tempo è come sale. Ma il tuo Fabrizio, il mio Marcello, tutti gli altri figli che sono diventati anche nostri sono ancora lì fuori, da qualche parte e…nell’attesa del loro ritorno, nell’angoscia della ricerca dobbiamo sempre sperare che ci sia comunque qualcuno che, se pur distrattamente, offra una monetina o un sorriso e pensare che quel piccolo gesto sia una briciola del nostro immenso amore che riesce ad arrivare a loro.
Ho letto con angoscia…non immagini quanto ti senta vicina. Ti abbraccio ma forte forte
Vi auguro con tutto il cuore che questo Natale possa essere l’ultimo senza Fabrizio. Un abbraccio immenso da noi tutti per la tua splendida famiglia. Con affetto, Marisa.